giovedì 22 gennaio 2015

'Affari di cuore': quando prevenire è meglio che curare

di Redazione - Mercoledì 21 gennaio, nella consueta sede di Villa Romanazzi Carducci, a Bari, si è tenuta una serata incentrata sulle problematiche legate alle malattie cardiovascolari che sono la causa nei soli Stati Uniti d'America di un morto ogni 37 secondi (nel 2007). Ospite del ciclo 'Conosciamoci meglio' il socio del nostro club, il cardiochirurgo Gianluca Camarda, che ha trattato in maniera sintetica ed esaustiva il motore del nostro corpo: il cuore.

IL CUORE, QUESTO SCONOSCIUTO - L'apparato circolatorio - spiega Camarda - è l'apparato del corpo umano che è deputato al corretto funzionamento della circolazione sanguigna. E' composto da una pompa, cioè il cuore, che è l'organo più importante di questo sistema, e da una serie di tubi che raggiungono ogni area ed ogni organo del corpo, cioè i vasi sanguigni, distinti inarterie, vene, capillari e linfatici.

La circolazione del sangue è nevralgica per l'organismo poiché è tramite essa che ad ogni singola cellula del corpo vengono forniti ossigeno e sostanze nutritive, quindi aminoacidi, zuccheri e grassi. Viene resa possibile dall'azione del cuore, che è un muscolo cavo che attraverso le sue contrazioni, spontanee e ritmiche, fa circolare il sangue in due differenti circuiti, quello polmonare opiccola circolazione, e quello sistemico o grande circolazione.

Attraverso la piccola circolazione il sangue venoso, quindi che trasporta anidride carbonica, viene pompato dal cuore verso i polmoni, dove si scarica, si purifica, carica ossigeno e poi torna al cuore. Da qui riparte per la grande circolazione, cioè viene immesso nelle arterie e raggiunge ogni parte dell'organismo, dove cede l'ossigeno e prende l'anidride carbonica. A questo punto torna verso il cuore attraverso le vene, rientra nel circuito polmonare e ricomincia da capo il suo viaggio.

COS'E' L'ANGIOPLASTICA? L'impianto di stent è utilizzato per il trattamento delle coronaropatie da oltre 10 anni; l'inserimento di tale dispositivo per garantire la pervietà delle arterie coronarie e consentire il normale flusso sanguigno in seguito a un'angioplastica rappresenta oggi una pratica comune.

L'impianto di stent è una procedura minimamente invasiva durante la quale uno stent e un palloncino vengono utilizzati in combinazione per comprimere i depositi a placca presenti all'interno dell'arteria coronaria e risolvere o alleviare così un problema cardiaco.

Uno stent coronarico è un tubicino espandibile con una struttura a rete metallica, in lega di cobalto o in acciaio di grado medicale. Gli stent possono essere di ausilio per ridurre l'ostruzione ricorrente o il restringimento del vaso in seguito a una procedura di angioplastica. Una volta impiantato, lo stent rimarrà permanentemente in sede.

L'IMPIANTO DELLO STENT - Come in una qualsiasi angioplastica, lo stent è montato su un palloncino che viene espanso all'interno dell'arteria coronaria per comprimere la placca e ripristinare il flusso sanguigno. Dopo avere compresso la placca contro la parete del vaso, lo stent viene portato alla massima espansione all'interno dell'arteria, dove si comporterà come un'"impalcatura" in miniatura. Il palloncino viene quindi sgonfiato e rimosso, lasciando però lo stent in sede affinché il vaso rimanga pervio. Per alcuni pazienti può essere necessario posizionare più di uno stent in funzione della lunghezza del tratto interessato dall'ostruzione.

L'impianto di stent presenta un vantaggio rispetto alla sola angioplastica, in quanto gli stent forniscono un supporto strutturale permanente che riduce le eventualità di un rirestringimento dell'arteria coronaria (fenomeno noto anche come restenosi), pur non potendo impedire del tutto il suo verificarsi.

Oltre a fornire supporto strutturale all'arteria coronaria, alcuni stent possiedono un rivestimento medicato che aiuta a prevenire la restenosi del vaso.

Sia gli stent in metallo nudo sia quelli a rilascio di farmaco si dimostrano efficaci nel ripristinare la pervietà delle arterie coronarie.

In alcuni casi, l'utilizzo di stent può dare luogo alla cosiddetta trombosi da stent, termine con il quale si definisce la formazione di un coagulo di sangue in seguito all'impianto di stent. In una piccola percentuale di pazienti con stent, la viscosità del sangue può aumentare favorendo l'aggregazione di cellule ematiche e la conseguente formazione di minute masse, o coaguli. Tali coaguli possono bloccare il flusso del sangue all'interno dell'arteria e causare un infarto cardiaco o addirittura la morte. La trombosi da stent può verificarsi sia nei pazienti con stent in metallo nudo sia in quelli con stent a rilascio di farmaco.
Alla fine dell'ampia trattazione di Camarda, ci sono state diverse domande rivolte al cardiologo da parte dei soci e dei numerosi ospiti. Serata infine impreziosita dalla presenza del socio del Rotary Club di Kalamazoo (Michigan, Usa), Fenner Brown, omaggiato dal presidente Piccolo del nuovo gagliardetto del club e del romanzo del socio Livio Paradiso.